Educazione alla sessualità

Il concetto di amore nel bambino
ins. Odilla Veronesi

realizzazione per il web di Irene Lobeck

Da quando Freud ha scoperto la sessualità nel bambino, indicando le tappe del suo sviluppo nelle tre fasi orale, anale e genitale, psicologi e pedagogisti hanno continuato ad approfondire gli studi in questo campo, elaborando nuove teorie educative conseguenti alle conoscenze sempre più allargate a cui via via finivano coll'approdare.

Quanti di loro, tuttavia, hanno tentato di conoscere quale concetto abbia il bambino dell'amore? Amore nel senso che noi adulti diamo a questo sentimento che sorge tra individui di sesso diverso.
Mi sono soffermata a domandarmelo, man mano che andavano snodandosi nel tempo le mie esperienze di educazione sessuale nella scuola primaria, ogniqualvolta mi trovavo di fronte ad un dialogo, una confidenza, una espressione grafica di un bimbo, attraverso cui potevo scorgere un barlume di quella luce affettiva fatta di emozioni confuse, che brillava più o meno coscientemente o più o meno intensamente nel ragazzo e costituiva una delle costanti della sua età evolutiva.

Così, davanti alla problematica sull'argomento, che vedevo sorgere nei bambini in modo sempre più preciso e profondo secondo il loro sviluppo, potevo cogliere spesso una sfumatura, un particolare che indicava il loro lento aprirsi verso un'attesa d'amore, verso cioè quel sentimento di cui avevano tanto udito parlare e di cui intuivano sempre meglio la potenza e la bellezza, man mano che la coscienza dell'esistenza dell'altro teneva un posto sempre più grande nel loro cuore.

Secondo il frutto appunto di tali osservazioni, posso affermare che notavo una conferma del complesso edipico quando ascoltavo i maschietti di sei anni affermare, con comica serietà, l'intenzione da grandi di sposare la madre (le femmine il padre) come se il tempo dovesse passare soltanto per loro bimbi e lasciare inalterati invece sia l'aspetto che l'età dei genitori.
In questo studio parlerò di anni, per comodità, poiché stiamo cercando di vedere una evoluzione, ma sarebbe meglio dire "in prima, in seconda, in terza elementare..." poiché il crescere del bambino è legato anche al suo arricchimento culturale.

Il periodo della vita che il bambino passa nella scuola primaria — non dobbiamo dimenticarlo! — è quello che gli psicoanalisti e gli psicologi affermano essere un "periodo di latenza" dello sviluppo sessuale, periodo in cui le domande sull'argomento sesso non vengono più poste ai genitori, periodo in cui il bambino è visto soprattutto come teso alla socializzazione [1]

Il tema propostomi potrebbe quindi sembrare ambizioso, ma quale psicologo ha l'occasione di seguire per anni, giorno per giorno, un gruppo di bambini?

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A sette anni, sia i maschi che le femmine più socializzate, si divertono talvolta ad elencare oralmente o per iscritto tutti i nomi delle loro "fidanzate" o "fidanzati". Per tutti, basta un esempio:

Monica: Io ho dodici fidanzati.
Insegnante: E chi sono? 
Monica: — I maschi del mio cortile che giocano con me.

È evidente che a questa età il concetto di amore è già mutato: innanzitutto è rivolto agli altri e inoltre, anche questo è importante, verso i coetanei.

A volte l'anelito all'amore riveste il carattere di un gioco a cui partecipano pure gli altri compagni:

Paolo: — Domenica sono andato a trovare la nonna che sta in campagna. Ho fatto la capanna degli indiani con Mirella e i miei amici. Noi eravamo fidanzati e ci sposavamo in chiesa e loro erano gli invitati al matrimonio.

Come si vede, a questa età sia il fidanzamento che il matrimonio sono visti dall'esterno, non come un accadimento motivato da un affetto che lega la coppia. Qui i bimbi non si sentono tanto "attori", quanto ancora una volta "spettatori", proprio perché essi hanno già assistito a tali avvenimenti, a cui gli adulti hanno attribuito notevole importanza.

Il loro "gioco" però, oltre ad imitare gli adulti, cosa che attrae sempre moltissimo i bambini, permette loro anche di proiettare se stessi nel futuro e di far rivivere episodi piacevoli quali gli abiti nuovi, il pranzo, l'euforia generale...

Anche Franca, prendendo lo spunto da una cerimonia matrimoniale, dice:

Quando dopo il pranzo hanno cominciato a suonare la musica, io mi sono messa a ballare con le altre bimbe, poi abbiamo giocato e abbiamo parlato di "filarini". Io di filarini ne ho due. Uno è Morene e l'altro è Franchino.

Un anno dopo però si nota che in genere il concetto di amore (e quindi di fidanzamento e di matrimonio) è già più evoluto e si orienta verso una sola persona. Ciò può accadere anche durante l'attività onirica:

Cinzia, anni otto, scrive: Martedì ho sognato che io e Maurizio prima eravamo fidanzati e poi sposati e avevamo cinque figli, tre maschi e due femmine. Un giorno invece ho sognato che davo un bacio a Maurizio.

E Marco, della stessa età:

L'altra sera mi è capitato di sognare il mio avvenire, cioè nel 2000, quando potrò sposarmi. Per me è stato un sogno molto bello.
Ero al mare, nel mese di agosto, e mentre facevo il bagno ho visto una bella bimba bionda, tedesca. Quando corsi vicino al mio ombrellone, lei era proprio lì, vicino a me. Subito feci conoscenza e giocai con lei.
Poi ritornai nella mia città e non la vidi più, ma le scrivevo delle cartoline. Passarono quattro anni e quando tornai al mare la vidi e subito mi innamorai di lei.
Poi diventammo adulti e ci sposammo. Io andai a fare l'ingegnere e lei la commessa in un grande magazzino.
Quando la nonna mi chiamò per andare a scuola mi arrabbiai perché mi aveva svegliato.

Su quest'ultimo sogno si possono fare diverse considerazioni: intanto che il bimbo non concepisce amore senza matrimonio, poiché nei suoi sogni si può cogliere l'aspirazione piccolo-borghese della famiglia (l'ingegnere), le suggestioni del consumismo di massa (commessa di un grande magazzino) oltre alle immagini di vita vissuta (al mare, in agosto) o a precedenti emozioni provate (la bimba tedesca).

Tipica per la sua età (nove anni), la composizione di Carlo:

Io, fra tutte le mie compagne di gioco, preferisco la Piera. Spesso andiamo a casa da scuola insieme e, qualche volta, lei mi invita a casa sua quando fa delle feste per l'onomastico o il compleanno. La prima volta che ho giocato con lei mi pareva di sognare.

E Giulio, in una conversazione in classe alla presenza dei soli maschi, mentre gli altri che evidentemente se ne sono accorti assentono: 

— L'anno scorso mi ero innamorato della Barbara, invece quest'anno mi sono innamorato della Maurizia.

Come risposta alla richiesta di una precisazione fatta dall'insegnante, dichiara:

— Perché la Maurizia ha tanti capelli biondi, lunghi.

E in questa risposta la maestra vede, almeno per quel momento, naufragare l'efficacia dei suoi ripetuti insegnamenti: di apprezzare in ogni persona, in modo particolare in quella che scegliamo come "partner", più le doti morali che quelle estetiche.
Per ritornare in argomento, ho notato che, giunto all'età di nove anni, il bambino nutre già un concetto di amore che può indurlo a "dichiarazioni" più o meno di questo tipo:

Cara Lucia, ti ho notato fin da quando io ero in prima classe e tu facevi la seconda.
Infatti ieri, venerdì 26-5-1978, ti ho detto che ti amo. Ho aspettato fino alla quarta per dirtelo, perché mi vergognavo. Gianni

Oltre alle reminiscenze scolastiche (l'esattezza della data) e all'iniziativa presa, che in genere è propria del maschio, qui si può rilevare anche la capacità del bimbo di nutrire per anni un sentimento che, da nebuloso e incerto, sboccia apertamente sino a spingere il bimbo a rivelarlo.

A 10-11 anni, tuttavia, qualcuno si rende già conto che l'amore vero è qualcosa di ben diverso, qualcosa di più grande ed importante, poiché ha già raggiunto una "maturazione sessuale" tale, da permettergli di fare valutazioni ed emettere giudizi sia in merito ai propri sentimenti, sia nei confronti di quelli di una coetanea.

Riporto alcuni brani scritti da Marcello sul seguente tema: "Abbiamo dato l'addio ad una cara compagna ".

Sono qui seduto sul mio banco e la mia mente ritorna indietro nel tempo. Rispolvero i ricordi e mi appare davanti agli occhi un'esile bimbetta di sei anni; aveva due treccine bionde, un visetto intelligente e spiritoso, gli occhi vivacissimi.

Sapeva tante cose, lei, ed era sempre pronta. Qualche volta faceva capire questa superiorità, ma tutti le volevamo bene ugualmente. Ricordo un fatto molto bello.

Alcuni anni fa ci trovammo da una nostra compagna di nome Anna, la quale aveva organizzato una festa in occasione del suo compleanno. Vi fu un momento in cui mi trovai accanto a lei. Ella mi si avvicinò, mi diede un bacetto sulla guancia e mi disse: — Ti voglio bene, Mauro, però voglio bene anche a Sandro.

Lo disse con la stessa ingenuità con la quale l'avrebbe detto al suo fratellino. Ora non è più fra noi e per un po' di tempo sentiremo la sua mancanza. Fra poco il destino ci dividerà tutti, forse alcuni compagni li ritroverò fra i banchi della prima media, altri forse li perderò di vista, ma il loro ricordo sarà sempre vivo nel mio cuore come quello di questa carissima compagna che ha lasciato il posto vuoto prima del tempo.

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Nota

1.  Tale concetto, secondo il prof. Borghi dell'Istituto di Endocrinologia dell'Università di Firenze, è da rivedere. Infatti in tutto il corso dell'infanzia si verifica una lenta successione di modificazioni endocrine, con evidenti influenze sullo sviluppo psicofisico del bambino (Congresso Internazionale di Sessuologia, Roma, 1979). torna

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