Educazione alla sessualità

Onora...

Carissime famiglie!

1. La celebrazione dell'anno della famiglia mi offre la gradita occasione di bussare alla porta della vostra casa, desideroso di salutarvi con grande affetto e di intrattenermi con voi. Lo faccio con questa lettera...

9. Mediante la comunione di persone, che si attua nel matrimonio, l'uomo e la donna danno inizio alla famiglia. Con la famiglia si collega la genealogia di ogni uomo: la genealogia della persona. La paternità e la maternità umane sono radicate nella biologia e allo stesso tempo la superano...

Come afferma il Concilio, l'uomo «in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa».

La genesi dell'uomo non risponde soltanto alle leggi della biologia, bensì direttamente alla volontà creatrice di Dio: è la volontà che riguarda la genealogia dei figli e delle figlie delle famiglie umane. Dio «ha voluto» l'uomo sin dal principio — e Dio lo «vuole» in ogni concepimento e nascita umana. Dio «vuole» l'uomo come un essere simile a sé, come persona. Quest'uomo, ogni uomo, è creato da Dio «per se stesso». Ciò riguarda tutti, anche coloro che nascono con malattie o minorazioni. Nella costituzione personale di ognuno è inscritta la volontà di Dio, che vuole l'uomo finalizzato in un certo senso a se stesso. Dio consegna l'uomo a se stesso, affidandolo contemporaneamente alla famiglia e alla società, come loro compito. I genitori, davanti ad un nuovo essere umano, hanno, o dovrebbero avere, piena consapevolezza del fatto che Dio «vuole» quest'uomo «per se stesso».
Questa sintetica espressione è molto ricca e profonda. Sin dal momento del concepimento, e poi da quello della nascita, il nuovo essere è destinato a esprimere in pienezza la sua umanità a «ritrovarsi» come persona. Ciò riguarda assolutamente tutti, anche i malati cronici e i disabili. «Essere uomo» è la sua fondamentale vocazione: «essere uomo» a misura del dono ricevuto...

I coniugi desiderano i figli per sé, ed in essi vedono il coronamento del loro reciproco amore. Li desiderano per la famiglia, quale preziosissimo dono: è desiderio, in certa misura, comprensibile. Tuttavia, nell'amore coniugale e in quello paterno e materno deve inscriversi la verità sull'uomo, che è stata espressa in maniera sintetica e precisa dal Concilio con l'affermazione che Dio «vuole l'uomo per se stesso». Occorre, perciò, che al volere di Dio si armonizzi quello dei genitori: in tal senso, essi devono volere la nuova creatura umana come la vuole il Creatore: «per se stessa». Il volere umano è sempre e inevitabilmente sottoposto alla legge del tempo e della caducità. Quello divino invece è eterno.  «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo - si legge nel libro del profeta Geremia -; prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato». La genealogia della persona è pertanto unita innanzitutto con l'eternità di Dio, e solo dopo con la paternità e maternità umana che si attuano nel tempo. Nel momento stesso del concepimento l'uomo è già ordinato all'eternità in Dio...

11. Nell'affermare che l'uomo è l'unica creatura sulla terra voluta da Dio per se stessa, il concilio aggiunge subito che egli non può «ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé». Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è affatto. È, piuttosto, il grande e meraviglioso paradosso dell'esistenza umana: un'esistenza chiamata a servire la verità nell'amore. L'amore fa sì che l'uomo si realizzi attraverso il dono sincero di sé: amare significa dare e ricevere quanto non si può né comperare né vendere, ma solo liberamente e reciprocamente elargire...

12.  ...Certo, il dono reciproco dell'uomo e della donna non ha come fine solo la nascita dei figli, ma è in se stesso mutua comunione di amore e di vita. Sempre dev'essere garantita l'intima verità di tale dono. «Intima» non è sinonimo di «soggettiva». Significa piuttosto essenzialmente coerente con l'oggettiva verità di colui e di colei che si donano. La persona non può mai essere considerata un mezzo per raggiungere uno scopo; mai, soprattutto, un mezzo di «godimento». Essa è e dev'essere solo il fine di ogni atto. Soltanto allora l'azione corrisponde alla vera dignità della persona...

15. ... Per esprimere la comunione tra le generazioni il divino Legislatore non ha trovato parola più adatta di questa: «Onora...». Tale formulazione non eleva la famiglia in modo «artificiale», ma pone in luce la sua soggettività e i diritti che ne scaturiscono...

Il quarto comandamento è in stretta connessione col comandamento dell'amore. Tra «onora» e «ama» il vincolo è profondo...

E' unilaterale il sistema interpersonale indicato dal quarto comandamento? 
Esso impegna ad onorare solo i genitori? In senso letterale, sì. 
Indirettamente, però, possiamo parlare anche dell'«onore» dovuto ai figli da parte dei genitori. 

«Onora...» vuol dire: riconosci! 

Lasciati cioè guidare dal convinto riconoscimento della persona, di quella del padre e della madre prima di tutto, e poi di quella degli altri membri della famiglia. L'onore è un atteggiamento essenzialmente disinteressato. Si potrebbe dire che è «un dono sincero della persona alla persona», ed in tal senso l'onore s'incontra con l'amore. Se il quarto comandamento esige di onorare il padre e la madre, lo esige anche in considerazione del bene della famiglia. Proprio per questo, però, esso pone delle esigenze agli stessi genitori. Genitori — sembra ricordare loro il precetto divino —, agite in modo che il vostro comportamento meriti l'onore (e l'amore) da parte dei vostri figli! Non lasciate cadere in un «vuoto morale»  l'esigenza divina di onore per voi! In definitiva, si tratta dunque di un onore reciproco. Il comandamento «onora tuo padre e tua madre» dice indirettamente ai genitori: Onorate i vostri figli e le vostre figlie. Essi lo meritano perché esistono, perché sono quello che sono...

... La persona è infatti un soggetto e tale è pure la famiglia, perché formata da persone le quali, strette da un profondo vincolo di comunione, formano un unico soggetto comunitario. Anzi, la famiglia è soggetto più di ogni altra istituzione sociale: lo è più della Nazione, dello Stato, più della società e delle Organizzazioni internazionali. Queste società, specialmente le Nazioni, in tanto godono di soggettività propria in quanto la ricevono dalle persone e dalle loro famiglie. Sono, queste, osservazioni soltanto «teoriche», formulate allo scopo di «elevare» la famiglia nell'opinione pubblica? No, si tratta piuttosto di un altro modo di esprimere ciò che è la famiglia. Ed anche questo si deduce dal quarto comandamento.

È una verità che merita di essere rilevata e approfondita: essa sottolinea infatti l'importanza di tale comandamento anche per il sistema moderno dei diritti dell'uomo. Gli ordinamenti istituzionali usano il linguaggio giuridico. Dio invece dice: «onora». Tutti i «diritti dell'uomo» sono, in definitiva, fragili ed inefficaci, se alla loro base manca l'imperativo: «onora»; se manca, in altri termini, il riconoscimento dell'uomo per il semplice fatto che egli è uomo, «questo» uomo. Da soli, i diritti non bastano...

[i grassetti sono miei, il]

 
Giovanni Paolo II - 02.02.1994 - Lettera alle famiglie
 

Testo integrale:

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