Educazione alla sessualità: una esperienza

L'amplesso

Ricevo una bella e-mail. La lascio quasi nella sua interezza per poterla comprendere.

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Mi è costata anche molto a livello interiore, non è facile parlare di me stesso... ma come ho scritto... non ho altro "metro" che la mia esperienza (limitata e parziale) per dare qualcosa al mio prossimo. Io spero che possa servire a qualcuno.

Prima dell'inizio della mia conversione io ero, con E., né piú e né meno, come tutti i fidanzati descritti da Don P., ribelli alla "morale cattolica", alla Chiesa, a Gesù. Il risultato: nessuna vera idea della sessualità umana, di quello che poteva essere, veramente, diventare "una carne sola"

Soddisfare le nostre necessità passava sopra ogni cosa; è stato molto brutto, dopo la conversione, riconoscerlo, addirittura degno di crisi depressiva (grazie a Dio e ai Sacramenti superata con grande riconoscenza).
Anche la "pillola" era presente come forma di egoismo: già perché il motivo del suo utilizzo era scaturito dall'intenzione di eliminare gli "effetti collaterali" dei nostri "desideri"... e sono sincero.
Per amore alla verità dico anche che questo metodo anticoncezionale è stato una scelta sofferta e... grazie a Dio, a posteriori lo abbiamo ricordato; è servito molto nell'inquadrare cosa era veramente accaduto in quegli anni: il Signore disapprovava nel nostro cuore. [...]

Non dico tutto questo per mettere in piazza i nostri peccati, me ne vergogno, ma perche Gesù è sincero nella sua Parola e io, fattone esperienza, lo DEVO dire. Gesù dice "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato." E ancora, "Cio che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo".

Quanto sono state reali queste parole nella nostra storia; ridurre la sessualità umana alla semplice soddisfazione del desiderio aveva causato una "dipendenza" che in realtà stava gravemente nuocendo al nostro rapporto e non ero più capace di uscire da questa situazione.
Mi accorgevo che stavamo rovinando quell'amore così bello che ci aveva unito. Tutto era "uscito" da noi stessi, dal nostro cuore, Gesù aveva ragione. Beh, il male ha sempre conseguenze e che siano benedette (anche quando fanno molto male...) altrimenti non cercheremmo piu Dio e la Verità. Rischieremmo di rimanere nel peccato "originale" che è, in forma molto semplificata, bastare a noi stessi: sono io che costruisco la mia esistenza, non riconoscendomi più creatura bisognosa del suo Creatore.

Una volta sposati davanti a Gesù, di fronte a Dio, una volta detto il mio "sì" a Cristo, per mezzo di Maria (la conversione), abbiamo scoperto una dimensione della sessualità che non è sperimentabile nel peccato.
Una coincidenza!?
Non credo, riconsiderando i gravi problemi che abbiamo avuto e la grande difficoltà nel gestire quella "nostra libera scelta"... da fidanzati: l'inquietudine e l'infelicità sono stati il frutto delle nostre "libere" scelte.
E' stata una vera esperienza, un'Altro, Dio, ha salvato il mio matrimonio.

Chi dice che "fornicare" ha solo aspetti positivi, ci si diverte molto e contribuisce a formare la coppia vuol dire che non ha ancora salito il primo gradino di un "vero Amore sponsale" e probabilmente non ne ha neanche l'intenzione... per vari e giusti motivi, secondo il suo punto di vista... che era anche il nostro (legittimo!? con il senno di poi?).
La rinuncia a noi stessi, la sequela di Cristo sono l'inizio del Vero modo di Amare.
Gesù e la Chiesa ci chiamano a scegliere; non si può vivere nell'ambiguità, è necessario essere "Violenti" nella Decisione: "Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono."

Tutte quelle volte in cui la nostra felicità non è stata legata al solo atto "fisico" è perchè abbiamo saputo, con coraggio e impegno, ricercare la Verità dell'atto coniugale, con decisione; e tutto è sfociato in una felicità e una gioia mai vissuti prima.
Il rapporto sessuale è solo una piccola parte di ciò che due sposi possono sperimentare unendosi con "Amore", rispettandosi a vicenda... aperti alla vita, con responsabilità.

Cercando di descrivere il problema del "come" si traduce nella pratica questa esperienza si può partire da una considerazione: tutte le coppie hanno potuto sperimentare che un certo modo di unirsi lascia solo soddisfazione fisica personale e una sete che non è mai sazia, "stranamente" mai sazia...; quando poi non si è entrambi d'accordo arriva anche il risentimento.
Si badi che anche questo avrà la sua evoluzione e le sue conseguenze, garantito: è solo questione di tempo.
Bisogna essere estremamente sinceri con se stessi per riconoscerlo come Verità e a volte questo non è sempre possibile, in quanto manca la consapevolezza di qualcosa di piu "bello", manca l'esperienza di un'altro che ti testimoni la Verità, che può essere, ad esempio, un genitore.

Tenendo ben presenti tutti gli aiuti che la Chiesa ci dà per stabilire se un atto è moralmente lecito, direi che ognuno deve fare uno sforzo per riconoscere se il proprio amore di coppia è inquinato oppure no.
Si parla spesso anche dei limiti che la Chiesa avrebbe imposto al "modo" di unirsi, scusatemi ma semplificare il tutto con la scelta di una "posizione" piuttosto che un'altra mi sembra veramente riduttivo e irrispettoso dell'anima che Dio ha infuso in ogni essere umano.
Se poi vogliamo considerare quanto sia bello stare insieme, guardandosi negli occhi, baciandosi sulle labbra e "sentire" i cuori nel petto che si "toccano" in un tenero e dolce abbraccio... beh scusatemi io in questo modo non sento nessun "rimorso di coscienza".

Questa dimensione del matrimonio, la scoperta della sessualità, è un cammino che, necessariamente, deve essere iniziato... pena il rifiuto di un grande dono da parte di Dio, il VERO dono e sempre gratuito.

Questa è la mia esperienza, è piccola in mezzo a molte altre ma spero possa contribuire alla "ricerca" di qualcuno.
Sia Lodato Gesù Cristo.

[e-mail firmata - agosto 2003]

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