Educazione alla sessualità

Non opposizione ma
complementarità dei sessi
Dr. Med. Angela Bottani

realizzazione per il web di Irene Lobeck
 

Gianni Conz ci ha portato a vedere nella natura non una competitività ma una complementarità, dalla struttura dell'atomo fino all'uomo, attraverso l'ecologia. Il tema ora della complementarità dei sessi diventa particolarmente impegnato.

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La sessuologia come scienza è nuova.

Dopo un Tableau de l'Amour Conjugal, considéré dans l'état du mariage di Nicolas Venette (1633 - 1698), più volte ristampato e tradotto in più lingue, e i vari lavori di Martin Schurig (1656 - 1733), passiamo al XIX secolo quando si scoprono le cellule sessuali, si evolve la venereologia grazie alla microbiologia, si perfezionano gli studi di igiene e di diritto. Ad eccezione di qualche coraggioso medico, con molta cautela i ginecologi e gli ostetrici fanno entrare l'apparato genitale nella sessualità. Nel 1849 abbiamo i primi studi endocrinologici di Arnold Berthold; nel 1876 la prima rilevazione delle variazioni di temperatura in accordo al ciclo mestruale fatta da una ostetrica, Mary Jacoby, rilevazioni che saranno particolarmente studiate, ma senza grande eco, dal ginecologo olandese Teodoro Van Der Welde all'inizio del 1900.

All'inizio del XX secolo gli studiosi della psiche si impossessano del campo: Havelock Ellis e Sigmund Freud vedono la sessualità come momento di base nella formazione della personalità. Wilhelm Reich, la sessualità come mezzo per la spontaneità e libertà individuale. Intanto Gregorio Marañon esaminerà la sessualità alla luce della endocrinologia. E arriviamo allo zoologo Alfred Kinsey (1894-1956), col quale si inizia una scuola (che ha dato anche delle cliniche del sesso) dove la sessualità è studiata come genitalità con tutti i mezzi di indagine medica. Paul Chauchard, neurofisiologo, poco conosciuto dal pubblico, può essere considerato il maestro dei medici che si occupano dell' 'Amore e Contraccezione'.

Ma la Sessuologia è una scienza di sintesi.

In Italia Santori con la sua scuola, il Centro Italiano di Sessuologia, vede più che mai la necessità di unire diverse discipline, anche se egli è partito con la dermovenereologia, per avere una visione più completa del sesso. A Milano dal 1948 don Liggeri, avvalendosi della collaborazione di esperti in vari campi medici e di giuristi e moralisti, porta in Italia e all'estero il suo messaggio: curare la famiglia, i fidanzati, i ragazzi in vista dello loro vita futura. È un caposcuola che ci presenta la soluzione pratica, immediata se possibile, del problema, del caso visto nel suo ambiente, nel suo contesto sociale.

Avendomi la Regione Lombardia affidato l'incarico per un'attività di animazione e coordinamento didattico-organizzativo di questi corsi per educatori (oltre che di lezioni), è logico che mi presenti e presenti il mio curriculum!

Anch'io ho una mia visione del sesso. I miei maestri sono stati, a loro insaputa, alcuni docenti universitari (il prof. Bruni ed il suo aiuto Gomarasca, il prof. Cazzullo e il prof. Cattabeni) e un sacerdote, don Enrico Bigatti. Poi la mia personale esperienza, la professione di medico di famiglia che mi ha portato spesso in contatto con drammi di vita vissuta: comprendendo l'urgenza dell'educazione sessuale incominciai a fare incontri con i ragazzi ed i giovani delle scuole lombarde e dal 1966 al 1969 fui invitata per un vasto lavoro in Svizzera fra gli emigrati. Infine la mia specialità, l'ortopedia che, nelle camere della clinica S. Siro a contatto con le donne, mi ha fatto sentire la gravità dei problemi sessuali e la necessità di unirmi ad altri studiosi per meglio conoscere. Eccomi allora nel gruppo di don Liggeri, con il compito di conferenziera nelle scuole, e più tardi anche in quello di Santori, come membro del C.I.S.

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Ma cos'è il sesso?

Ce lo siamo domandato riunendo più volte le nostre forze, in Italia e all'estero. Ancora non lo sappiamo.

In occasione di uno studio, condotto per un anno da noi collaboratori dell'Istituto La Casa, mi sono espressa usando il termine energia e le immagini di macchine elettriche (dinamo, condensatore, trasformatore...) in quanto io vedo il sesso come sorgente di attrazione energetica fra complementari.

L'origine etimologica della parola sesso è sexus, sectio separazione, e mi torna alla memoria un confuso ricordo scolastico di divinità adirate per cui l'essere umano viene scisso, spaccato come una mela in due e, da allora, l'uomo e la donna si cercano in continuazione senza raggiungersi mai 1 .

Vedo però anche la lotta che dura da millenni fra mezza umanità e l'altra, lotta che, se è descritta nei miti, non appare che raramente sui libri di storia o sulle piazze e sulle strade, ma si scopre entrando fra le mura delle case: i colpiti, i feriti, i lacerati sono i figli. La massima parte degli uomini e delle donne, dopo il latte materno, si ciba del desiderio dominare l’una sull'altra.

Ciò che per Freud e la sua scuola è desiderio di possesso, complesso di Edipo (o di Elettra), per me è pietà che il fanciullo o la fanciulla prova per il genitore dell'altro sesso quando lo vede trattato in malo modo dal genitore del proprio sesso.

E’ provato che i bambini sono sensibilissimi. Non ancora falsati dalle mentalità, essi sanno quale dovrebbe essere il tono, l'accento che il genitore del proprio sesso dovrebbe usare con l'altro in un ambiente di amore (poiché essi ritengono tale la loro casa). Ecco allora nel bambino la pietà e il conseguente desiderio di donare tutto se stesso per riparare al torto di cui è consapevole spettatore. Tale pietà e tale desiderio di donazione dureranno fino all'adolescenza, quando il ragazzo o la ragazza capiranno che in tutti gli anni passati sono vissuti fra tensioni continue, spesso terribili, che li hanno dilaniati e finirà quando sentiranno dentro di loro qualcosa di nuovo, quel turbine ormonale, quella carica che li apre alla vita e li porta verso una speranza di amore, verso il sogno di realizzare per sé ciò che i genitori non hanno saputo realizzare. Ma non ne hanno i mezzi.

I modelli che hanno attorno, le pressioni continue, che li spingono verso un determinato comportamento in conflitto con la loro aspirazione intima, portano i ragazzi alla crisi dell'adolescenza, crisi che a volte arriva al dramma. Il bisogno di un modello di amore, visto soprattutto nella coppia genitrice, è tale che a volte l'adolescente arriva ad atti antisociali incomprensibili ma che gli studi della Selvini Palazzoli mostrano essere prevedibili nei minimi particolari: atti premeditati e fatti con lo scopo di riunire i genitori, almeno nella preoccupazione nel dolore procurato dal figlio 2 .

Il giovane cercherà la sua compagna, la giovane cercherà il suo compagno con strumenti non personali, bensì forniti dalle varie fonti prodighe di informazioni. Si sposeranno, perché attorno a loro vi saranno le più diverse pressioni, spesso perché attendono un bambino o ancora perché hanno fretta di realizzare la speranza d'amore, scambiando quella che è una conquista continua di tutta una vita con un atto ufficiale da farsi in un giorno.

E dopo il matrimonio, l'uomo e la donna spesso non si incontreranno, nella massima parte dei casi si sopporteranno, raramente si fonderanno.

Potrà apparire la mia una visione pessimistica ma guardo alla realtà che abbiamo attorno proprio per cercare di portare un aiuto.

Io ritengo che alla base di questo non incontrarsi sia la mancanza di dialogo uomo-donna, e di conseguenza la mancanza di conoscenza reciproca.

In campo medico, per esempio, raramente trovo l'uomo che parla di sé: sento e leggo in continuazione l'uomo che parla della donna. La guarda, la seziona, la studia, la classifica, la definisce, partendo dal proprio modo di vedere, di sentire e di pensare. Mi torna alla mente un noto studioso italiano che, ancora nel 1973, ha messo la donna in una quindicina di caselle partendo dal giudizio maschile del nostro comportamento. Cito come classico nel campo sessuologico Kinsey, il quale, ignorando non solo la psicologia ma persino l'anatomia e la fisiologia della donna, arriva a sostenere che l'orgasmo vaginale è impossibile fisicamente e fisiologicamente per quasi tutte le donne 3 per cui la frigidità diventa per la donna una condizione normale 4 . I popoli cosiddetti incivili non hanno una simile ignoranza dell'anatomia e fisiologia genitale. I Senegalesi addirittura fanno del rapporto coniugale una somma di atti medici che appena cominciamo a intravedere.

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D'altra parte l'ignoranza sulla donna è anche in parte dovuta al nostro silenzio. Non voglio esaminarne i motivi. Resta che solo recentemente la donna ha scritto di sé. Per la prima volta, per esempio, solo nel 1968 è stata scritta la storia e la sociologia del lavoro femminile partendo dal mondo classico per giungere fino a noi. Lo studio, molto accurato, fu fatto dalla Sullerot per l'università di Bruxelles e per anni è stato l'unico lavoro in materia 5 .

Poco prima del 1950 Simone de Beauvoir pubblicò il Secondo Sesso e nel 1963 uscì la Mistica della Femminilità di Betty Friedan. Quest'ultima scrittrice fondò nel 1966 l'Organizzazione nazionale della donna (NOW) dalla quale nel 1968 un gruppo si staccò per formare una nuova associazione, "le Femministe" 6 . Kate Millet pubblicò nel 1970 Politica Sessuale, versione letteraria della sua tesi di laurea discussa alla Columbia University mentre in Italia Oriana Fallaci scriveva Sesso inutile e Carla Lonzi Sputiamo su Hegel.

Da questi libri partono i movimenti di liberazione della donna i quali, più che movimenti di emancipazione, come nel secolo passato, sono di conquista nella sfera genitale. Donne riunite nel "piccolo gruppo" scoprono e verificano in un dialogo la condizione comune di oppresse ("prendere coscienza"). Rifiutano in questi loro incontri la presenza dell'uomo, visto come "l'oppressore della donna" (Anna Koedt e Schuli Firestone). Io ho conosciuto all'inizio del 1970 le prime femministe milanesi. Non erano tante, un paio di decine. Un momento avevano in comune: nella loro vita non c'era esperienza di amore. Esperienza genitale sì, esperienza di violenza e di dominio subite, d'amore mai. Un anno dopo tenevano il primo congresso a Roma, che fu occasione di articoli deridenti da parte di molti giornalisti superficiali.

Passando in volo sulla storia e sulla geografia mi appare logico che i movimenti di liberazione inizino nell'America fatta da puritani, per i quali parlare di mutande è scandalo, come è scandalo parlare di godimento sessuale della donna, di piacere nei rapporti col marito. Si estendono naturalmente prima in Inghilterra e quindi in Olanda, Francia, Italia settentrionale e centrale, Germania. Non li vediamo nel Nord Europa, dove non c'è niente da liberare, e nemmeno nel Sud Europa dove la maternità è ancora un momento importante.

Conosco solo per sommi capi quali fossero le condizioni della donna presso i "popoli barbari", ma quel poco che ho avuto occasione di esaminare mi ha mostrato un diritto in cui la donna aveva pari dignità con l'uomo, prima che arrivassero i Romani 7 . Presso i popoli che praticavano la poligamia, e anche presso gli Ebrei, la madre del Re aveva più potenza del Re stesso perché a lei, scelta fra le tante dal padre, il figlio doveva tutto, la vita e il trono. Forse in queste origini lontane di pari dignità nel Nord e di scelta fra le tante ad essere la madre del primogenito nel Sud stanno le profonde ragioni psicologiche per cui i movimenti di liberazione della donna non sono sentiti in queste parti d'Europa.

A dieci anni di distanza dal lavoro che la rese celebre Evelyne Sullerot pubblica una grossa fatica, un libro che "ha qualche pretesa di diventare un'opera di riferimento indispensabile" sulla donna, libro preparato con un uomo e realizzato grazie all'intervento di molti uomini 8 e Christiane Collange, giornalista di successo, scrive Voglio tornare a casa, il riposo della guerriglia dopo dieci anni di battaglie femministe 9 e diventa portavoce e teorica del neo-femminismo, voglio tornare a casa, è là il mio punto di ormeggio. Il mio centro di gravità... Non voglio passare la vita cercando conferme altrove, rifiuto di scegliere tra il mio destino di donna che lavora e la mia vita di madre di famiglia... Ne ho abbastanza di essere una donna tagliata in due!.

Mentre Eugénie Lemoine-Luccioni, nel suo saggio psicanalitico Il taglio femminile, scrive: La donna non interroga l'uomo. Soffre di essere divisa e lo invoca, come se lui fosse l'ideale stesso dell'unità. Unicamente questo ideale è quello che lei non è: una. È vero che la donna è imprigionata in paradigmi e sistemi di rappresentazioni virili. Ma non ne concludo che essa non dovrebbe esservi imprigionata. Non ne so nulla. E deliberatamente mi rimetto in ascolto10.

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Poco si conosce del compito della donna.
La sua funzione muta di paese in paese, di epoca in epoca, a seconda del pensiero filosofico politico e religioso, a seconda della necessità sociale.

L'uomo sa dove va o, almeno, crede di saperlo; la donna va dove le è concesso, dove la si richiede.

Ma qual'è il compito della donna? Ho molto cercato ma ho trovato un solo libro che ci indica la strada. E lo fa con tre parole: aiuto confacente all'uomo (Genesi 2).

Se mi sembra la sintesi di tutta la produzione letteraria e artistica, solo ora mi pare stia diventando la base del diritto italiano.

Da circa venticinque anni studio il significato profondo di quel versetto, insieme a tutto il capitolo che lo contiene e a quello che lo segue: più lo esamino e più mi perdo nella vastità del suo contenuto.

Ad aiutarmi ecco un uomo, che rivolgendosi alle donne dice:

Voi siete la metà dell'immensa famiglia umana... viene l'ora, anzi l'ora è venuta, in cui la vocazione della donna si compie nella pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella società un'influenza, uno sviluppo, un potere mai raggiunti fino ad ora... Le donne... possono molto per aiutare l'umanità ad attingere la sua finalità... La nostra tecnica rischia di diventare inumana. Riconciliate gli uomini con la vita. E soprattutto vegliate, ve ne supplichiamo, sull'avvenire della nostra specie. Trattenete la mano dell'uomo che in un momento di follia tentasse di distruggere la civiltà umana...

Egli termina con: Spetta a voi salvare la pace nel mondo. È Paolo VI nel suo messaggio alle donne dell'8 dicembre del 1965 a chiusura del Concilio Vaticano II.

E ancora un antropologo che nel 1956 scrive:

Nella nostra cultura, la tenerezza è un sentimento proibito all'uomo. Uno dei primi compiti della donna sarà quello di annullare questo tabù, di sciogliere le raggelate emozioni dell'uomo con il calore della tenerezza" e chiude il suo lavoro con: "La donna rimanga fedele alla missione che le è stata affidata... che è quella di portare l'individuo umano ad essere sincero con se stesso, impedirgli di far violenza alla sua natura vera, aiutarlo a realizzare tutte le sue possibilità nel senso dell'amore e della cooperazione. Se la donna fallisse a questa sua missione, ogni speranza per l'avvenire della specie umana sparirebbe dal mondo. Ma la donna non fallirà: riuscirà e per sempre... 11

Nella Bibbia trovo che verrà un giorno un regno in cui il bambino dormirà con la vipera e il lupo con l'agnello, un regno di pace che Qualcuno due mila anni fa lasciava in dono come eredità ai suoi: Vi riconosceranno come miei discepoli... diceva.

Si riconosceranno da nuovi caratteri, nuovi geni: nuove informazioni somatiche, che la libera scelta dell'essere umano e la conseguente volontà possono esprimere sui vecchi caratteri ereditati dai nostri avi.

Come le farfalle bianche, di cui ci ha parlato Giuseppe Morganti, sono diventate nere per nascondersi nello smog e sopravvivere, l'uomo e la donna dovranno... avere delle mutazioni, pena l'estinzione della specie. Bioingegneria futura di quando, oltre la scienza, avremo ritrovato la sapienza, l'arte di "gustare" con la nostra corteccia cerebrale il sapore nuovo di ogni esistenza.

Non è una fantasia poetica, non è un sogno. Se volete è quasi una utopia, ma è anche la speranza di una persona di scienza.

Se l'uomo e la donna potessero incontrarsi e riconoscersi necessari l'uno all'altra per formare una nuova unità, io credo che il lupo "fratello nostro minore" non mangerebbe più l'agnello e la vipera che striscia fra i sassi non morderebbe più il fanciullo. Per me è logica, è matematica.

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Esiste il materiale di base per formare questa unità?

Io direi di sì: ogni cellula del nostro corpo.

Abbiamo visto che esistiamo dal primo istante come esseri sessuati e che il sesso è in ogni nostra cellula; che essendo l'informazione genetica del sesso comune a tutti gli esseri sessuati essa ci unisce alle altre specie viventi, animali e piante.

Le cellule sessuali sono le cellule che abbiamo ereditato dal primo uomo e dalla prima donna grazie al loro incontro: si sono trasmesse di generazione in generazione fino a noi e si continueranno nei nostri figli.

Leggo in Bruni, che è stato un grande maestro di anatomia oltre che un grande ricercatore in campo embriologico:

«L'ovo fecondato per forma corrisponde ad una cellula, ma come capacità evolutiva rappresenta in potenza tutto l'organismo futuro e anche quello dei suoi discendenti. Esso infatti imprimerà nella massa di materiali bruti, che nel nuovo individuo verranno trasformati in sostanza vivente, lo stimolo perché si organizzino in quella determinata forma, inoltre la totipotenzialità primitiva che andrà perduta nelle cellule costitutive del corpo (cellule somatiche) persisterà nelle cellule sessuali (cellule germinali) e potrà esplicarsi nella creazione di altri individui ogni volta che una di tali cellule germinali potrà fondersi con una cellula germinale della stessa specie e di sesso diverso. Di qui risulta come alla mortalità degli elementi somatici si contrapponga la virtuale immortalità degli elementi germinali12

La morte, se tutti dobbiamo soggiacervi, se tutti quindi l'abbiamo ereditata, deve avere una sua base genetica in un quid che non cambia che non muore, che si tramanda di generazione in generazione: non può quindi essere, secondo me, che nella cellula sessuale, cellula che non muore se si incontra con la cellula analoga dell'altro sesso. Noi, persone di scienza, non sappiamo cosa sia la morte. Si è discusso moltissimo in molti Paesi per arrivare ad un accordo sul quando una persona può considerarsi morta, al fine del prelievo di organi per il trapianto. Diciamo che la mancanza di ossigeno al cervello per due minuti lede irrimediabilmente il tessuto nervoso, ma il bambino quando nasce può stare fino a 15 minuti in anossia! In una nostra clinica universitaria, qualche anno fa, si "tenne in vita" per molti mesi una persona che era dichiarata morta.

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Così non sappiamo cosa sia la vita.

Diciamo che la vita incomincia quando lo spermatozoo si è incontrato con l'ovocellula ed è avvenuto il mescolamento dei loro corredi ereditari per cui non si riconoscono più gli elementi dei genitori - pur sempre presenti - ma solo quelli del nuovo essere: lo zigote, il terzo momento dato da due cellule sessuali, che non è una cellula sessuale.

La vita allora è un quid trino.

Con Gianni Conz abbiamo potuto guardare la unità meccanica di due ingranaggi che trasmettono il movimento, noi guardiamo il materiale genetico: 

Il dna è come una scala 
speciale Il dna e l'educazione alla complementaritàil contadino prende due pali,
vi ficca dentro dei pioli
e costruisce una scala,
 
 
Il DNA e l'informazione  
la natura prende due mezze scale con pezzi di pioli complementari
i quali si attirano
 
 
 
e tengono unito il tutto,
dando il D.N.A.

Dallo zigote si forma l'uomo il quale non è un angelo fatto di solo spirito, non è un sasso fatto di sola materia. L'uomo è fatto di materia - il nostro corpo concreto - e di derivati astratti, "spirituali", del nostro corpo come l'intelligenza, i sentimenti e il carattere.

L'uomo quindi è un essere fatto di "materia" e di "spirito", con un quid, che scientificamente non posso nominare (attrazione energetica?) che tiene fuse entrambe le parti e che differenzia due momenti nell'uomo: oggi è un essere che comunica, domani è sul tavolo anatomico 13.

L'uomo è materia e spirito, fusi in un terzo momento che è l'essere, il vivente, la persona.

È come un atomo di idrogeno, fatto da un protone e un elettrone tenuti insieme da una forza immensa di cui conosciamo qualcosa, l'energia atomica. La morte per me è la spaccatura di questo atomo, l'allontanamento dell'elettrone dal protone, dello spirito dalla materia.

L’atomo da solo non può stare, non è stabile. Se un atomo di idrogeno si unisce a un altro atomo di idrogeno, si unisce a un atomo simile a se stesso, non uguale poiché diversa è la posizione dell'elettrone. Da questa unione si ha la molecola di idrogeno, che non è la somma di due atomi - 2H - ma la "fusione" di due atomi - H2 -. Noi sappiamo che in questa "fusione" la conformazione del tutto è mutata pur restando presenti i componenti iniziali. Le forze che prima univano l'elettrone al protone di un atomo ora si combinano con quelle dell'altro atomo e ne risulta un nuovo gioco di forze, di natura elettrica, di massa, ecc., che mantiene uniti i due atomi, in una tensione, in una trasformazione continua, nella stabilità.

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Ecco l'uomo e la donna, uniti nella coppia, come i due atomi nella molecola. 

La vita della coppia è tensione dialettica dice Gianni Conz.

Gianfranco Nolli, traducendo dal Genesi, non traduce per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unisce alla sua donna e saranno carne una, ma tenderanno ad essere carne una.

Informare per educare: la complementarità dei sessi

Un raggio di luce bianca, quando lo facciamo passare attraverso un prisma, per dispersione, si scinde in sette colori fondamentali, i colori dell'arcobaleno.

Ma se noi partiamo da due colori particolari, che i fisici chiamano complementari, per esempio il rosso e il verde, fondendoli noi avremo un raggio di luce bianca.

Ricordo che mi colpì in fisica questo esperimento. Ricordo quel cerchio di luce di un rosa intenso proiettato accanto a quello verde. Sovrapponendo parzialmente i due raggi di luce sullo schermo comparve il bianco di un candore mai visto.

I due colori complementari si sono fusi, hanno perso ai nostri occhi la loro identità, sono diventati un tutt'uno completamente nuovo, il bianco totipotente, anche se questo bianco è fatto da sole due gamme di lunghezze d'onda, le gamme del rosso e del verde.

L'uomo e la donna possono fondersi come i colori complementari della luce nella coppia, momento totipotente, oppure possono mescolarsi come i colori del pittore e dare il grigiore.

Ricordo una frase di Teilhard de Chardin "quando gli uomini avranno scoperto l'energia amore, avranno portato un nuovo fuoco sulla terra". In questa intuizione di amore come energia egli fu, secondo me, grande. Altri però l'hanno applicata: io stessa ho avuto occasione di "vederla in azione" in campo medico, solo una scintilla!, compiendo "miracoli".

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Fare conoscere ai giovani tutto questo significa far conoscere i mezzi per realizzare l'ambiente d'amore.

Sappiamo che l'intelligenza viene, oltre che da fattori ambientali, ecc., dal cervello: abbiamo visto che c'è una intelligenza maschile e una femminile, un modo di ragionare maschile e uno femminile; sappiamo che "il carattere" viene dagli ormoni, dalle ghiandole quindi e differisce nell'uomo e nella donna anche se risente dell'influenza della volontà dell'educazione dei condizionamenti. 

Ciò che dobbiamo capire è che non siamo uno più dell'altro, ma uno quanto l'altro. Se non andiamo d'accordo è perché siamo diversi, due lunghezze d'onda: si tratta di metterle "in sintonia", "fonderle" come i colori complementari e si otterrà un terzo momento.

L'anatomia ci viene in aiuto con il macroscopico. Se guardiamo agli organi genitali, la donna accoglie nel suo utero il nuovo essere che ha contribuito a formare e nutre la vita. L'uomo che produce spermatozoi carichi di cromosomi X o Y, è il portatore della continuità della nostra specie. Egli ha in sé il corredo cromosomico dal quale originerà sia l'uomo che la donna. (La donna da sola produrrebbe solo femmine, come nel mito delle Amazzoni.) All'uomo amo ricordare il suo compito di continuatore - e quindi di responsabile! - dell'umanità. Se Paolo VI invita la donna a portare pace, io chiedo all'uomo di essere responsabile per tutta la specie umana che in lui è contenuta14.

Dire queste cose agli adulti è quasi sempre una perdita di tempo. 

Ciò che trovo importante è che presentandole ai giovani essi scoprono se stessi e le proprie aspirazioni, al di là della mentalità e delle istruzioni varie, rilevano di sentirsi complementari in trasformazione reciproca continua, in un divenire reciproco nella stabilità del loro affetto, comprendono che devono tendere insieme ad essere «carne una» poiché si sono riconosciuti complementari.

Sulla terra, prima di ogni altra realtà, esiste la realtà maschile e quella femminile. Prima della fame e dell'abbondanza, prima della schiavitù e della potenza. Una realtà sessuata che raggiunge il vertice con l'uomo.

Mi pare che comprendere la finalità dell'essere sessuato sia il momento principale.

La donna isterectomizzata non ha più in sé la capacità di accogliere la nuova vita ma è forse meno donna? Ella matura ugualmente una sua ovocellula e produce regolarmente i suoi ormoni femminili, come la vergine. E ha ancora una vagina. L'uomo sterile è forse meno uomo?

La funzione degli organi copulatori è solo di generare?

Nella specie umana non c'è come nell'animale l'estro, unico periodo di possibile accoppiamento in vista della continuità della specie, e la funzione genitale ha come centro primario la zona corticale del cervello, la zona volontaria. La funzione degli organi copulatori è unitiva, anzi fusiva oltre che "creativa", procreativa: se questa realtà ci è sfuggita sforziamoci di vederla per analogia con la molecola, con i colori complementari. Non dimentichiamo che non è una realtà fatta e compiuta, ma un divenire: un tendere a diventare come una carne una...

Potremo allora comprendere come esistano coppie diventate somiglianti nel volto, pur non essendo originari della stessa famiglia, quasi che la fusione dei due possa tradursi in trasformazione anche dei tratti.

Ogni nostro momento può essere visto nella sua complementarità, ogni parte del nostro corpo e del nostro spirito. Fare all’amore è capire questa complementarità e volontariamente fondersi come raggi di luce. Fare all’amore diventa allora compenetrazione di ogni cellula del nostro corpo, compenetrazione di cui gli organi copulatori sono il momento macroscopico oltre che il mezzo (ecco il "rimedio alla concupiscenza" o medicina per l’arte del desiderare insieme). Se fare all’amore è compenetrazione di ogni cellula, è assurdo parlare di zone erogene, perché tutto il nostro essere è "zona erogena".

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Conclusione

Il sesso è separazione. Nella separazione c’è la morte, nell’unione c’è la vita. Se coloro che si uniscono sono diversi, devo ammettere la complementarità, non semplice fusione ma ragione di essere dell’una parte rispetto all’altra.

Il mio messaggio, il mio insegnamento è tutto qui.

Vorrei concludere dicendo che il sesso esiste per farci gustare la complementarietà.

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